12 January 2013

Le beau voyage.



Capita molto raramente. 
Leggere un fumetto così forte da restarti inchiodato in testa, dominarti la giornata e, già lo sai, incidere su quelle a venire. Ne scrivo anche, forse, per scordarmene e tornare ai miei, di fumetti.

Facciamo dunque i conti con "Le beau voyage", volume di 54 pagine scritto da Zidrou, disegnato da Benoit Springer e colorato da Séverine Lambour per Dargaud. 

Dico subito che in italia ancora non è uscito, e credo che anche in Francia sia una novità di questi giorni. Da parte mia l'ho acquistato in digitale sul sito Izneo.com, di cui sono assiduo frequentatore. La prima lettura ha risentito della mia diciamo non eccelsa conoscenza della lingua. Sufficiente per comprendere tutti gli elementi narrativamente rilevanti, insufficiente per cogliere i giochi di parole e, probabilmente, la sottesa ironia di alcuni passaggi.


Per chi come il sottoscritto è frequentatore del fumetto d'avventura, un volume incentrato fin dalla copertina su una piscina, per lo più vuota, potrebbe sembrare ostico, potenzialmente noioso. Non lo è se questo particolare ambientale diventa parte integrante del dramma di una famiglia, come potrebbe esserlo l'Overlook hotel in Shining, pur se mondato dalle presenze maligne. Ci si immerge nella storia di Léa, una ragazza bionda a cui rubano il cellulare proprio nel momento in cui sta per darle una terribile notizia: la morte improvvisa del padre. Si scava dunque, attraverso l'uso sapiente dei flashback, nel presente e nel passato della protagonista e dei suoi famigliari, su cui grava l'ombra di un'altra scomparsa, quella del primogenito.



Come nei film più riusciti di Chabrol (ad esempio "Grazie per la cioccolata") si mettono a nudo le meschinità di un nucleo famigliare borghese 'per bene' (atroce qualifica, lo so) attraverso un conflitto generazionale che risale ad ondate la memoria di Léa. Il padre, la madre, il fratello, la sessualità, un carattere che prende forma come prodotto delle nevrosi altrui. Si intuiscono gli effetti esiziali di quella che ln campo pseudoscientifico si definisce costellazione famigliare. La trama procede con sicurezza attraverso i rimandi temporali e proprio il tempo e la sua conseguenza estrema - la morte - sembra essere il protagonista impalpabile, assoluto della vicenda.   
  

Ci sarebbe materiale per un film difficile da dirigere e da recitare. Ma qui siamo nel Regno del Disegno, anzi del racconto disegnato nell'accezione più alta del termine. Eppure non menziono il cinema a caso: la narrazione è prettamente cinematografica e chi volesse estrapolare le vignette de "Le beau voyage" per trasferirle sul grande schermo si ritroverebbe fra le mani uno storyboard perfetto. A patto di convocare attori in grado di recitare come Springer ha saputo disegnarli. Le espressioni, il linguaggio del corpo (ma anche il guardaroba e la scenografia) comunicano con pochissimi segni una stratificazione di informazioni tale da rendere le 54 pagine di questo volume dense di significati da cogliere anche a livello subliminale. Mai superflui, mai fini a se stessi, siamo lontanissimi dal virtuosismo e ben piantati nell'economia del racconto. Ma fiorisce soprattutto - e questo è il grande dono di Springer e di Séverine Lambour - l'estetica, il piacere degli occhi, per citare un altro grande cineasta d'oltralpe.

Mi sono ritrovato sorpreso, dopo mezza esistenza passata vivendo il fumetto da dietro le quinte della professione, nel constatare la naturalezza disarmante e la potenza con cui questo mezzo sa raggiungere, se fatto in un certo modo, il cuore del lettore. Tre autori ed i loro personaggi, disegnati con una penna Bic (si proprio quella che usavamo per i temini delle elementari) possono farlo, evidentemente.  

Meglio non anticipare altro perchè la trama va preservata in tutto. Spero di aver esorcizzato questo libro che, se siete padri in particolare, ha il potere di smascherarvi. Leggetelo, sapendo il francese… oppure attendiamo (insieme) l'edizione italiana che spero non tardi ad arrivare.   

©authors/Dargaud