"Documentazione": vedi alla voce "croce e delizia".
Del fumettista, s'intende.
Se per mestiere si è scelto di disegnare storie di stampo realistico il dualismo è particolarmente sentito. Nella totalità dei casi la documentazione, di qualunque genere si tratti (fotografica, filmica, manualistica, modellistica, "nature", letteraria, musicale e chi più ne ha più ne metta), rappresenta il nocciolo della questione, quell'invisibile blocco di granito su cui poggia e si sviluppa la credibilità dei personaggi che con le loro gesta appassioneranno, si spera, il lettore.
Non a caso Hemingway (sentendosi forse un po' Archimede) amava il parallelismo con l'iceberg: la sua massa emerge solo per un decimo, ma è sorretta dai restanti nove che l'osservatore non vede, senza i quali non sarebbe mai in grado di galleggiare. Facciamo un esempio tra mille... quella particolare lampada a mosaico che il disegnatore piazza nel soggiorno della vittima è stata probabilmente scelta fra decine di altre meno adatte a descriverne lo stato sociale, il carattere, i gusti, ecc... messe al vaglio in una ricerca divertente, ma anche indiscutibilmente impegnativa.
Il disegnatore di fumetti freme nell'accostarsi alla sceneggiatura di una nuova storia, o di una singola scena, o al limite di un'unica vignetta: l'ambientazione gli sarà familiare o del tutto sconosciuta? Il suo archivio, stratificato in anni di esperienze lavorative e studi personali (di cui in genere va orgogliosissimo ed in una certa misura anche geloso), risponderà all'occorrenza oppure - come in fondo egli spera - bisognerà rituffarsi nella caccia?
C'è da dire che sempre più frequentemente il problema si risolve a suon di clic, previa consultazione sui social network degli immancabili esperti di questa o quella materia. Il sottoscritto ha cementato amicizie anche reali con alcuni di questi luminari (perchè scambiarsi le email è un conto, ma parlar di cinema di fronte ad una bella carbonara è tutt'altra cosa), gente che se interpellata sciorina riferimenti alla filmografia coreana o russa e butta lì con nonchalance un paio di titoli che ti risolvono la scena della sparatoria finale: con loro tenere carta e penna a portata di mano è obbligatorio. Poi si torna a casa d'urgenza e si interroga il mulo. Non Francis ovviamente (che pure la sapeva lunga), bensì il dispositivo informatico che provvede alle derrate di "cibo per la mente" nell'epoca digitale. Ci fa sfiorare ed oltrepassare con un piccolo brivido il confine dell'illegalità, ma spesso ci regala perle altrimenti irrintracciabili, in grado di far la differenza tra una scena ordinaria ed una che stuzzica veramente il lettore.
Pur di garantirsi il materiale che va cercando, il disegnatore non si fa scrupoli neppure ad assillare amici e parenti. Devo aperitivi e cene ad architetti ed ingegneri che mi aiutano a progettare gli edifici dei miei eroi di carta: più verosimili sono, più risulteranno interessanti e credibili a storia finita.
Chiudo spezzando una lancia per chi ha avuto in sorte di conoscere e frequentare un fumettista: costoro sanno che prima o poi verranno cortesemente obbligati ad improvvisarsi attori, mettendo in scena qualche situazione che sembrerà loro totalmente assurda, un singolo tassello della storia reso fattibile proprio dal loro plastico intervento in veste di modelli. Nella maggioranza dei casi si tratta delle compagne (o compagni) di una vita. Ecco, a loro va tutta la mia gratitudine di disegnatore!
Z.
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